L’ONU si esprime sulla cannabis, cosa stiamo aspettando?

La Commissione Narcotici dell’Onu ha approvato con 27 voti a favore e 25 contrari la riclassificazione del cbd, contenuto nella cannabis, da sostanza stupefacente a sostanza “non psicoattiva” riconoscendone l’utilità per scopi terapeutici nella gestione di malattie degenerative e dichiarando inoltre che la cannabis contenente cbd non dovrebbe essere più sottoposta a controlli internazionali.

Tuttavia spetterà ai governi dei singoli paesi decidere come classificare la sostanza, anche se l’indicazione dell’onu è chiara e rappresenta senza dubbio un gran passo in avanti su una delle questioni più controverse degli ultimi anni.

La discussione sull’utilizzo della cannabis a basso contenuto di thc per scopi medici è spesso stata rimandata in Italia se non addirittura osteggiata, infatti l’1 ottobre dello scorso anno il ministro della salute Speranza ha firmato un decreto che sembra riportare la considerazione della “cannabis light” al livello delle altre sostanze psicotrope, senza una chiara ratio per giustificare tale scelta la motivazione sembra l’ormai inflazionata frase: “la cannabis è droga e quindi fa male alla salute”.

Noi siamo convinti che questa affermazione sia intrisa di ottuso riduzionismo. 

Il suddetto decreto ha provocato molto timore negli imprenditori che avevano investito i propri risparmi nel settore oltre a coloro che, non con poche difficoltà, erano riusciti ad ottenere una licenza per l’uso medico della sostanza.

La speranza è che la netta presa di posizione dell’onu possa portare ad un inversione di marcia sull’argomento, l’impressione è che l’Italia voglia nuovamente essere l’ultima ruota del carro, in un panorama internazionale dove sempre più paesi liberalizzano o depenalizzano le droghe leggere(Canada, Uruguay, Portogallo, molti stati federali americani…)dimostrando inoltre, dati alla mano, che leggi più “soft” non portano ad un aumento dei consumi a scopo ricreativo, anzi praticamente ovunque il consumo diminuisce sia nel breve che nel lungo periodo.

Considerando solo in ultima istanza il lato economico della questione, al quale spesso ci si appella per giustificare interventi poco “sociali”, la liberalizzazione della cannabis per uso terapeutico in primis e ricreativo poi, frutterebbe mediamente un introito di 8 miliardi di euro per le casse dello stato.

Cosa stiamo aspettando?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *