Più che una festa, un semplice anniversario

Il 25 aprile, come ben saprete, è la data in cui si ricorda la liberazione dal nazifascismo in Italia.

Dopo una durissima guerra civile, le truppe partigiane riuscirono a sconfiggere il nemico.

Si trattò di donne e uomini disposti a sacrificare la loro stessa vita pur di allontanare i nazisti e il fascismo dall’Italia, per poter garantire ai loro figli e ai loro nipoti un futuro migliore, libero dalla crudeltà che ha caratterizzato quel periodo storico.

Oggi, almeno in Italia, viviamo in tempi più tranquilli, in cui non esiste più la leva militare obbligatoria e l’idea di armarsi per difendere la propria libertà è ben lontana dalle nostre menti.  

Non possiamo nemmeno immaginare il sentimento che in quegli anni smuoveva i nostri antenati e li conduceva a immergersi nei boschi, sperando che quel giorno non fosse l’ultimo. Non solo non lo abbiamo presente, ma non teniamo nemmeno così tanto a ricordarlo con la giusta importanza. Noi italiani sappiamo essere patriottici quando si toccano le nostre tradizioni, quando ci dicono che il cibo francese è meglio del nostro, quando si giocano i Mondiali di calcio. Lo siamo infinitamente meno quando si parla dei nostri liberatori, di quelli che furono i nostri eroi nazionali: i partigiani.

A causa della bieca propaganda di alcune persone, il ricordo che abbiamo della liberazione è minuscolo rispetto a quello che viene attribuito ad eventi analoghi in altri paesi. Si pensi alle celebrazioni dell’Indipendence Day del 4 luglio negli Stati Uniti o alla festa che va dal 25 al 27 luglio a Cuba per celebrare la Rivolta nazionale, fino ad arrivare alla celebrazione russa della vittoria della Seconda Guerra Mondiale – chiamata Grande Guerra Patriottica in onore di 26 milioni di vittime – che si svolge il 29 maggio.

È preoccupante, in un certo senso assurdo, che in Italia la Festa della Liberazione sia meno sentita di festività come Halloween o Carnevale.

Ma ciò che riteniamo sconcertante è il fatto che una parte della popolazione, purtroppo non esigua, sia avversa ai partigiani, da un lato perché erroneamente identificati con i soli comunisti, dall’altro perché esistono tutt’oggi simpatizzanti del fascismo.

Per chiarire, le formazioni partigiane erano composte da elementi appartenenti al Partito Comunista in larga parte, come le Brigate Garibaldi; da socialisti (le Giacomo Matteotti); ma anche dal Partito d’Azione, da liberali, da monarchici e anarchici, tutti insieme. Erano composte da chiunque volesse opporsi al fascismo, da chiunque fosse disposto a sacrificare sé stesso per riconquistare la propria libertà e quella di chi ancora doveva nascere.

Abbiamo come l’impressione che il tempo, oltre ad essersi portato via i grandi combattenti di quell’epoca, stia trascinando con sé l’importanza del ricordo del periodo più buio dell’Italia unita, che oggi riecheggia nelle celebrazioni formali e scarne di sentimento delle nostre istituzioni.

Oggi sta a noi, i discendenti di questa Liberazione, rendere omaggio ai nostri eroi, ripudiare gli stereotipi che si sono venuti a creare e ringraziare con tutto il cuore e ricordare chi si ha combattuto per la patria.

Spezia Dinamika per il 25 aprile, Festa della Liberazione.

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