1° maggio 1947: chi sono i colpevoli della strage di Portella della Ginestra?

Oggi non vi racconteremo la storia del 1° maggio, ma una storia avvenuta il 1° maggio. Si tratta di una storia tutta italiana che ebbe luogo in Sicilia, più precisamente a Portella della Ginestra.

1° maggio 1947. Duemila contadini, uomini, donne, bambini e anziani, si erano dati appuntamento nella Piana di Portella della Ginestra, nel palermitano, per festeggiare la Festa dei Lavoratori e manifestare contro il latifondismo, in favore dell’occupazione delle terre incolte. In questa stessa sede si festeggiava anche la vittoria del Blocco del Popolo, ovvero l’alleanza tra socialisti e comunisti alle elezioni regionali in Sicilia.

Quello che i malcapitati presenti non avrebbero mai potuto immaginare era che fossero appostati nelle colline circostanti gli uomini di Salvatore Giuliano, famoso bandito separatista siciliano.
La folla venne crivellata dai colpi dei banditi, il bilancio fu di undici morti e una cinquantina di feriti, adulti e bambini.

Il giorno seguente alla strage, il 2 maggio 1947, Mario Scelba, Ministro dell’Interno della DC intervenne all’Assemblea Costituente dichiarando che si trattava di un fatto circoscritto, non dovuto a fini politici o di terrorismo: tutte le colpe vennero attribuite alla spietatezza della banda di Giuliano.

A distanza di anni abbiamo però delle certezze. Una è che la Mafia non si risparmiò nell’uccidere sindacalisti e uomini della sinistra, rei di contrastare il potere dei latifondisti e dei signori della Mala, e, sia chiaro, il bandito Giuliano ufficialmente non era un mafioso ma a capo di uno squadrone separatista che lottava per l’indipendenza della Sicilia. Un’altra cosa certa è che al governo, in quei primissimi e caldissimi anni di Repubblica, vi era la Democrazia Cristiana con Alcide De Gasperi.

Fatto sta che il bandito di Montelepre intraprese un’attività di sterminio dei sindacalisti a braccetto con la Mafia, uccidendone ben trentacinque fino al 1950. In tutto ciò si continuava a pensare che egli operasse in un’ottica di anticomunismo per avvalorare la sua causa da liberatore della Sicilia, lasciava infatti volantini firmati a seguito di ogni attentato commesso verso le sedi del PCI in diversi paesi siciliani come Monreale, Cinisi, San Giuseppe Jato e tanti altri.

Il primo avvenimento che iniziò a destare gravi dubbi sull’unicità della colpevolezza dei banditi indipendentisti riguardo ai fatti di Portella della Ginestra, fu l’incredibile scambio pubblico che avvenne due anni dopo fra Girolamo Li Causi (segretario del PCI in Sicilia) e proprio il bandito Giuliano.

Li Causi chiese per mezzo della stampa di indicare i veri mandanti del massacro.

Riportato letteralmente lo scambio fra i due.
Giuliano:«Sono solo gli uomini senza vergogna a fare i nomi, e non gli uomini che tendono a farsi giustizia da soli, che mirano a mantenere alta la propria reputazione nella società»

Allora Li Causi replicò: «Non capisci che Scelba, il ministro dell’interno, ti farà uccidere?»

Giuliano rispose ancora una volta: «So bene che Scelba vuole ammazzarmi, vuole giustiziarmi perché gli faccio vivere un incubo, posso fare in modo che sia portato a rispondere di azioni che se rivelate, distruggerebbero la sua carriera politica, e metterebbero fine alla sua esistenza»

I dubbi verranno confermati come legittimi l’anno successivo, il 5 luglio 1950, giorno in cui fu trovato morto Salvatore Giuliano.

Si disse che venne freddato durante una sparatoria con i Carabinieri, ipotesi poi smentita dal braccio destro di Giuliano, Gaspare Pisciotta, che testimoniò, durante il suo processo, di averlo ucciso nel sonno. Sempre durante il processo per il massacro di Portella della Ginestra Pisciotta dichiarò: «Coloro che ci avevano fatto le promesse si chiamavano così: il deputato DC Bernardo Mattarella, il principe Alliata, l’onorevole monarchico Marchesano e anche il signor Scelba… Furono Marchesano, il principe Alliata, l’onorevole Mattarella a ordinare la strage di Portella della Ginestra… Prima del massacro incontrarono Giuliano…». Gli accusati vennero però dichiarati innocenti dalla Corte d’Appello di Palermo.

Un’ultima celebre dichiarazione dell’ex luogotenente di Giuliano fu: «Servimmo con lealtà e disinteresse i separatisti, i monarchici, i democristiani e tutti gli appartenenti a tali partiti che sono a Roma con alte cariche, mentre noi siamo stati scaricati in carcere. Banditi, mafiosi e carabinieri eravamo la stessa cosa, come Padre, Figlio e Spirito Santo».

Gaspare Pisciotta fu condannato all’ergastolo. I suoi compagni di cella testimoniarono che egli temeva fortemente di essere ammazzato, tanto da far testare il cibo che gli veniva consegnato ad un passerotto che egli custodiva, inutile dire che non bastò tanta premura: morì avvelenato da 20 mg di stricnina sciolti nel suo caffè il 9 gennaio 1954.

La madre in seguito disse alla stampa: «Sì, è vero che mio figlio Gaspare non potrà più parlare e molta gente è convinta di essere al sicuro; ma chissà, forse qualche altra cosa può venir fuori». La madre di Pisciotta non poteva sapere che quello fu solo il primo significativo episodio sanguinario della Prima Repubblica, che portava la firma presunta di servizi segreti italiani e statunitensi, Mafia, Massoneria e Governo, preludio di quella che sarà chiamata Strategia della Tensione

Ad avvalorare la tesi che vi fosse l’implicazione diretta di spie americane negli avvenimenti di Portella della Ginestra vi sono testimonianze dei superstiti. È praticamente acclarato l’utilizzo non solo di mitragliette ma di materiale militare esplosivo e di bombe ben più sofisticate di quelle utilizzate dai banditi dell’epoca, confermate da schegge di metallo rinvenute nei corpi feriti non riconducibili a bombe a mano o proiettili.

Quel che è certo è che, quel 1° maggio 1947 morirono contadini e bambini innocenti, che si recarono nella Piana di Portella della Ginestra per rivendicare i propri diritti di lavoratori, che manifestavano per la propria dignità, una dignità soffocata nel sangue da chi voleva mantenere a qualunque costo il controllo su queste persone, ridotte in miseria a causa del latifondismo e di problemi strutturali che affliggevano quella terra e di cui ancora oggi si riscontrano in parte le conseguenze. Il minimo che possiamo fare è ricordare gli avvenimenti di quel giorno affinché ognuno possa riflettere sull’accaduto.

Spezia Dinamika per la Strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947.

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