Il 12 marzo ricorre l’anniversario della pubblicazione nel 1610 del Sidereus Nuncius (letteralmente “messaggero celeste”), la prima grande opera nella quale Galileo Galilei fisico, astronomo, filosofo e matematico pisano, si schieró a favore della teoria eliocentrica copernicana, in seguito alle rilevazioni astronomiche, effettuate con l’ausilio di un nuovo strumento da lui perfezionato, il cannocchiale.
A partire da questo momento inoltre, attraverso l’introduzione del metodo scientifico-sperimentale, Galileo diede avvio a un cambiamento di paradigma, che comportò negli anni a venire il progressivo crollo dell’egemonia culturale ecclesiastica, aprendo le porte a un nuovo tipo di conoscenza laica e libera da dogmi e proibizioni.
L’intento auspicato in origine era quindi quello di liberare l’individuo da un sistema di credenze oppressivo, che limitava la sua libertà di pensiero e di azione, aspirazione che è sempre stata alla base di ogni rivoluzione, scientifica o spirituale.
Le religioni hanno fatto leva sulla possibilità di un affrancamento dalla paura della morte, mentre la scienza è nata con l’intento di riscattare il valore della vita contro l’oppressione, la sofferenza e la fatica.
L’impostazione scientifica peró da molto tempo ha perso il carattere esplosivo che ebbe in origine sulla società, insegnando all’umanità ad apprezzare i risultati (innegabili), di un modo che rimane nonostante tutto alienato e represso.
Il problema infatti non è da ricondursi al metodo che essa utilizza e che appunto viene esaltato, a partire dal suo ideatore, ma è il fine al quale sta tendendo, ossia il dominio dell’uomo sulla natura, e sull’uomo stesso.
L’individuo si ritrova così nuovamente assoggettato. Nella sua applicazione attuale, la scienza nega quindi la speranza che in altri tempi fece sorgere. In questo momento storico però, la liberazione dell’essere umano e della natura dalla loro condizione di asservimento, non appare più come una possibilità tra le altre, ma come un esigenza che risuona da ogni parte del mondo.
La critica più forte al sistema costituito è venuta da tre dei più grandi pensatori della nostra epoca Nietzsche, Freud e Marx, i quali con argomentazioni diverse ma egualmente corrosive hanno messo in luce tutte le criticità del nostro tempo. Nietzsche attraverso la sua accusa al logos (ragione che domina, controlla e dirige) come fondamento di un sistema, che non lascia spazio alla libera volontà creatrice, erotica e antiutilitaristica; Freud con la sua teoria del principio del piacere quale meta finale dell’agire umano, in contrapposizione al principio di realtà, mostrando come la possibilità di una soddisfazione reale sia stata sacrificata in cambio di maggior sicurezza e controllo, infine Marx che ha evidenziato le contraddizioni esistenti di un sistema, che pur avendole adesso in parte assorbite internamente, le mantiene più vive che mai nei confronti di chi, dai benefici del sistema viene escluso.
La pubblicazione del Sidereus Nuncius quindi, insieme all’opera principale dell’astronomo pisano ossia il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, può caricarsi di un vasto significato simbolico e stimolare una riflessione sul percorso fin qui compiuto dal pensiero scientifico, nato per risvegliare l’essere umano dall’illusione consolatoria e allo stesso tempo limitante della propria centralità nell’universo, e per restituirgli attraverso la consapevolezza della sua reale condizione, la libertà di determinare la propria esistenza autonomamente in maniera creativa e mai definitiva.