Pagare il lavoro giovanile per fermare la fuga di menti.

Nella nostra regione, come in tutta Italia, i giovani che entrano nel mondo del lavoro si ritrovano ad avere a che fare con guadagni troppo bassi per affrontare le proprie spese. I principali colpevoli sono i contratti di apprendistato e tirocinio. L’abuso di questi contratti, le basse retribuzioni comparate alla mole di lavoro richiesta e la scarsa prospettiva lavorativa sono da tempo tema di critica inascoltata.

Sono molte le aziende che si approfittano dei limiti che la legge lascia a loro discrezione. Un altro problema è quello dei contratti a chiamata, utilizzati comunemente per pagare prestazioni lavorative ben determinate, anche fuori dai limiti contrattuali previsti. In Italia La realtà lavorativa di un giovane che si ritrova ad affrontare questo sistema è scoraggiante, e per questa motivazione negli ultimi 10 anni dal nostro paese sono emigrati 250mila giovani.

Secondo la legge italiana i contratti di apprendistato professionalizzante hanno una retribuzione che genericamente parte dal 60% della retribuzione prevista per il livello d’assunzione, sino ad arrivare gradualmente al 100% nel corso degli anni. I tirocini invece si dividono principalmente in curriculari e extracurriculari. I primi sono legati al percorso educativo (scuole superiori, licei o università), e portano dunque al conseguimento di crediti formativi; mentre i secondi rappresentano un periodo di acquisizione di competenze professionali, al fine di un inserimento o reinserimento lavorativo.

Le linee guida per l’attuazione di tirocini extracurricolari sono stabilite dalle singole Regioni. In liguria è riconosciuta un’indennità di partecipazione non inferiore a 500 euro lordi mensili (Campania 500eur, Lombardia 500eur, Lazio 800eur). Mentre in caso di tirocini curriculari non vi è una normativa di riferimento che preveda l’obbligo di corrispondere una indennità minima, e lo stesso vale per i tirocini per soggetti extracomunitari.

I maggiori fruitori di questi contratti sono dunque soggetti studenti o neo diplomati e laureati, e migranti. Queste categorie di lavoratori spesso si ritrovano a ricoprire ruoli indispensabili per gli introiti delle aziende ospitanti, le quali molto spesso sfruttano il lavoratore senza fornire l’adeguato tutoraggio. I rimborsi ai tirocinanti sono oggettivamente incompatibili con uno stile di vita dignitoso, anche se per brevi periodi.

Guardando ad altri paesi dell’Unione Europea, vediamo ad esempio che in Germania i tirocini obbligatori, che a tutti gli effetti fanno parte del percorso formativo, non prevedono alcuna retribuzione. Mentre i tirocini volontari (l’equivalente degli extracurriculari italiani) hanno una retribuzione obbligatoria non inferiore al salario minimo, che nel 2019 ammonta a circa 1,500 euro (consulta la lista dei paesi su: mensili.https://stage4eu.it/paesi/).

Noi crediamo che la regione debba tutelare equamente tutte le tipologie di tirocinio. Vanno ridefinite le condizioni delle retribuzioni degli Apprendistati e Tirocini, in modo da garantire a tutti i ragazzi studenti o lavoratori la possibilità di emanciparsi in autonomia secondo le proprie volontà. Nel 2021 a un giovane in Italia non bastano 500 euro per potere soddisfare i propri bisogni primari e ludici.

Giustamente il lavoro deve essere insegnato, ma allo stesso tempo crediamo che il lavoro debba essere sempre e equamente retribuito.

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