Il corpo umano non fa la media

Premessa

Oggi come mai nella storia siamo coscienti della necessità di rispettare il pianeta in cui viviamo. A partire dai problemi più grandi sino ad arrivare alla più piccola emissione di anidride carbonica (CO2), ossidi di azoto (NOX), ossidi di zolfo (SOX) e particolato (PM), siamo coscienti di doverci impegnare per accelerare il più possibile la transizione ecologica; ora prima che sia troppo tardi. Inoltre esiste la probabilità, non trascurabile, che il Corona virus disperso nell’aria possa attecchire a particelle ultrafini (circa 0,01 μm di diametro: i veicoli ne sono produttori, non solo per le emissioni dei motori, ma anche per l’usura dei freni, delle gomme e dell’asfalto).

Come è noto ai cittadini della provincia di La Spezia la centrale elettrica a gas e carbone Eugenio Montale e il complesso portuale mercantile e turistico rappresentano due delle principali preoccupazioni per la salute del territorio e dei suoi abitanti. Nonostante la consapevolezza della gravità del problema da parte della cittadinanza, i politici eletti continuano a fallire nella costituzione di un tavolo di confronto serio, coraggioso e nel totale rispetto dell’ambiente circostante, che possa guidarci verso il New Green Deal.

Manifesto spezzino contro il combustibile fossile

Noi della nuova cittadinanza crediamo che sia possibile abbandonare completamente l’utilizzo di combustibili fossili nelle nostre vite, a partire dalle centrali elettriche. Noi crediamo che sia doveroso proteggere i flussi marini, e riqualificare i porti. Chiediamo che le grandi navi spengano i loro motori quando stazionano in prossimità delle nostre coste. Noi vogliamo aria, mare e terra sani, non ci importa quanto sia grande il debito immediato: in confronto, il costo delle nostre vite e quello della flora e della fauna del nostro territorio sono qualcosa di impensabile da pagare. 

La centrale elettrica, sta affrontando un periodo di pianificazione della riconversione verso un’energia più pulita. Questa direzione è dettata dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Il primo degli obiettivi di questo piano è quello di accelerare il percorso di decarbonizzazione, considerando il 2030 come una tappa intermedia verso una decarbonizzazione profonda del settore energetico entro il 2050. In linea con questo piano, l’estate scorsa, l’Enel ha chiesto ufficialmente la chiusura dell’impianto a vapore da 600 MW alimentato a carbone per il dicembre 2020.

Destando sconcerto il Ministero dello sviluppo economico ha risposto alla richiesta chiamando l’impianto a produrre ancora nel 2021, seppur a ciclo alternato (solo per la produzione straordinaria), in attesa della riconversione a metano, l’ennesimo combustibile fossile. Nel frattempo i due impianti a ciclo combinato da 345 MW alimentati con gas naturale sono fuori uso dal 2014 a causa della contrazione della domanda.

Tecnicamente il Piano nazionale per l’energia e il clima indica come indispensabile per la transizione ecologica in Italia la produzione di 3000 MW a metano, e il parco Enel di La Spezia potrebbe essere sfruttato in tal senso. Stefano Sarti, Presidente di Legambiente La Spezia, ci dice a tale riguardo: «Non si capisce bene dove questi 3000 MW debbano essere prodotti, e soprattutto non si capisce perché a livello nazionale attualmente questo ministero dell’ambiente abbia in pendenza progetti di nuove centrali a gas o di ampliamento di centrali già esistenti per 15000 MW, quindi se le utilizzassero tutte si andrebbe a un surplus di 5 volte il fabbisogno stimato dal piano nazionale». 

Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima è un documento vasto e ben dettagliato. Pone al centro il cittadino e le imprese (in particolare piccole e medie). Vuole la promozione dell’autoconsumo e delle comunità dell’energia rinnovabile, ovvero l’evoluzione del sistema energetico da un assetto centralizzato a uno distribuito, basato prevalentemente sulle fonti rinnovabil: fonti che puntino al miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente. La domanda che ci viene in mente è se sia necessario passare da un combustibile fossile altamente inquinante come il carbone a un combustibile fossile abbastanza inquinante come il metano, che in condizioni particolari può avere effetti più gravi della combustione del carbone.

La cittadinanza chiede che i privilegi promessi ai mercanti del combustibile fossile dai politici della regione sulla nostra provincia vengano RITIRATI. Noi giovani cittadini pensiamo che la riconversione a gas metano sia una manovra obsoleta. Non è troppo tardi per attuare il giusto cambiamento, e ce lo conferma anche Stefano Sarti: «Non e troppo tardi per contrastare la riconversione a metano. (…) bisogna tendere a realizzare il meno possibile queste centrali a gas, magari facendo funzionare nella transizione ecologica le centrali idroelettriche esistenti, con un rendimento e una efficienza maggiori. Probabilmente facendo questo potremo evitare di costruire la centrale termoelettrica a gas a La Spezia». 

Il porto. Nelle banchine del nostro porto attraccano tutti i giorni a rotazione decine di navi (alcune delle quali stazionano per settimane ancorate davanti ai nostri borghi), costrette a tenere accesi i loro motori poiché non esistono ormeggi elettrificati. Queste navi rilasciano nelle zone circostanti (nell’aria e nel mare) livelli dei già citati inquinanti ben superiori ai limiti di legge, anche se poi i dati, analizzati nella media mensile, risultano rispettare i limiti previsti dallo stato.

A riguardo ci illumina Sarti: «È vero che facendo la media di tutti i dati si rimane sotto i valori di legge. È anche vero però che se ho una concentrazione continua di valori alti ben sopra i limiti di legge sui rilevatori di San Giorgio e San Cipriano nella settimana in cui ho ormeggiate le navi, il corpo umano non fa la media. In quella settimana gli abitanti respirano gli inquinanti che sono presenti nell’aria in maniera ben superiore i valori consentiti dallo stato. Nella zona di San Cipriano, dove le navi da crociera e mercantili sono posizionate in maniera perpendicolare alla via, abbiamo dei picchi di valori di NOx che sono preoccupanti. Bisogna agire anche se ci sono periodi in cui le navi da crociera non ci sono, perché qualcuno, in maniera molto calibrata, fa la media: ma il corpo degli esseri umani non fa la media. (…) Un’azione è necessaria, perché la questione è preoccupante, i valori sono preoccupanti…»

Neanche la flora e la fauna terrestre e marina fanno la media. In particolare, la vita e i flussi marini risentono negativamente degli effetti dei motori delle grandi navi, sia in passaggio, sia in ormeggio. Per questo, noi vogliamo che le grandi navi spengano i loro motori quando entrano nel Golfo dei Poeti, e chiediamo che vengano rimorchiate fino a delle banchine elettrificate. «Ovviamente l’elettrificazione delle banchine per permettere alle navi di stazionare con i motori spenti è sicuramente una cosa molto importante, toglierebbe un inquinamento sulla città», ci spiega Sarti; «tuttavia, se poi questa elettricità la produciamo con le centrali a gas o peggio ancora con il carbone…».

I dati. Effettivamente, analizzando i dati (consultabili sul sito cartografico della Regione Liguria), si nota che ci sono giorni e ore del giorno in cui i livelli di inquinanti superano i valori medi (e alle volte anche quelli massimi) di legge. Ad esempio la soglia limite per quanto riguarda la media giornaliera di PM10 è di 50 µg/m3. Analizzando i dati del rilevatore di Fossamastra notiamo che il 06/02/2021 dalle ore 19:00 alle ore 20:00 il dato registrato è di 60 µg/m3, e così via tutti i giorni a quell’ora. Durante quell’ora del giorno, tutti i giorni, i canottieri della Velocior che si allenano al porto, respirano quantità di particolato per un valore di 10µg/m3 sopra i limiti medi di legge. 

Analizzando la variabile temporale la storia si ripete similmente per tutti gli altri inquinanti, a seconda del giorno o della settimana che si analizza. La questione è preoccupante soprattutto perché va avanti da troppo tempo. Infatti la sola esposizione a PM10 e PM2,5 (Polveri Totali Sospese), se prolungata nel tempo anche a bassi livelli, è associata all’aumento di disturbi respiratori come tosse e catarro, asma, diminuzione della capacità polmonare, riduzione della funzionalità respiratoria e bronchite cronica insieme ad effetti sul sistema cardiovascolare. Questi sono solo alcuni degli effetti provocati da uno degli inquinanti citati. Ma i danni provocati dall’azione combinata del porto e della centrale elettrica, unita alle nostre abitudini nei consumi, sono molto più gravi.

@greenpeaceitaly.

La politica. Il 22 Gennaio 2021 è stata pubblicata la decisione del MiSE di mantenere attivo l’impianto alimentato a carbone in attesa della conversione della centrale a metano, e subito il commento del sindaco di destra Pierluigi Peracchini è stato: cade “la maschera dell’ipocrisia della sinistra”. La sinistra aveva risposto con l’impegno a chiudere nel più breve tempo possibile il ciclo a carbone Enel, e anche a rivedere i piani legati alla riconversione a turbogas. 

La speranza di contrastare anche il turbogas oltre che il carbone arriva per voce del consigliere regionale Ferruccio Sansa, il quale ha espresso l’intenzione di «bloccare il ciclo del carbone della centrale Enel della Spezia in tempi rapidissimi» ma anche la volontà di «riaprire il confronto con Terna, responsabile delle attività di pianificazione, sviluppo e manutenzione della rete di trasmissione nazionale, nonché della gestione dei flussi di energia elettrica, per valutare se ci siano soluzioni alternative al turbogas[…]».

Nel frattempo è caduto il governo, è cambiato il ministro, la chiusura della centrale a carbone potrebbe essere stata posticipata al 2023, e comunque non si è capito come mai si continui a ignorare la possibilità di una riconversione verso energie rinnovabili, e chi voglia il turbogas.

La paura è che tra la poca trasparenza e l’instabilità politica le promesse dei politici di invertire la rotta finiscano nel dimenticatoio, e nessun tavolo di confronto sul futuro della nostra città venga aperto. Noi giovani spezzini crediamo convintamente che esistano soluzioni alternative al turbogas. Come ci spiega il presidente di Legambiente La Spezia le energie rinnovabili, il solare, l’eolico, il risparmio energetico, l’efficienza, lo sviluppo dell’idroelettrico, senza costruire nuove centrali, ma potenziando quelle già esistenti, che sono ferme e funzionano male, potrebbero essere le soluzioni green in termini di capacità di fornitura dei servizi per il territorio e in ottica di fornire banchine e ormeggi elettrificati per le grandi navi. 

Chiediamo al sindaco Peracchini di dialogare con il neo ministro della Lega Giancarlo Giorgetti, e cercare di costituire un tavolo di confronto serio. Le chiediamo di essere coraggioso, e lottare davvero per ottenere la possibilità di essere una città libera dai consumi di combustibili fossili. Come ha detto lei, anche noi come tutti ci auspichiamo che ci sia “uno sforzo da parte di tutti perché arrivi una svolta green tanto sbandierata ma mai avverata, per i cittadini della Spezia ma anche per l’Italia, fanalino di coda in tutta Europa su questo tema”. 

Noi siamo pronti a cambiare: chiediamo che le nostre voci vengano ascoltate. Alla cittadinanza mancano i mezzi e lo spazio per attuare la rivoluzione green. Viviamo in un momento storico cruciale, dove le decisioni che prenderemo segneranno in maniera indelebile le nostre abitudini di vita future. Tocca a noi nuove generazioni prendere coscienza dei nostri diritti e creare un futuro all’avanguardia e sostenibile per tutti.

Solo intraprendendo un percorso di presa di coscienza del significato di risparmio energetico e allo stesso tempo investendo sulle nuove tecnologie, sempre più efficienti ed economiche in termini di consumi, noi giovani cittadini spezzini troviamo un futuro vivibile. I nostri trend di produzione e consumo devono cambiare radicalmente e immediatamente. Su questo pianeta, che non è eterno, non siamo gli unici, e per sopravvivere dobbiamo rispettare ciò che ci circonda. Questa idea deve essere alla base della nostra cultura per dar vita alla rivoluzione. Il futuro del nostro pianeta è il nostro futuro.

Giovane spezzino, il tuo manifesto.

1 commento su “Il corpo umano non fa la media”

  1. Provo vergogna per ciò che avete descritto,ho 78 anni e un pò ci ho provato a cambiare questa realtà.Evidentemente non ci sono riuscito,mea culpa.Quando Vi confrontate con la classe politica e dirigente,provate a chiedere quali esempi hanno dato e danno e di cosa si possono vantare.Condivido le Vostre iniziative,non riesco a fare di più.CORAGGIO E PERSEVERANZAFALCO

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