Universal Basic Income: cos’è e come si definisce

UBI Universal Basic Income

Secondo una definizione contenuta nello statuto del Basic Income Earth Network (BIEN), «l’universal basic income – in italiano spesso abbreviato con reddito di base, reddito universale o reddito incondizionato – è un reddito incondizionatamente garantito a tutti su base individuale, senza prevedere alcuna prova dei mezzi o richiesta di disponibilità a lavorare».

Si tratta in altre parole di un reddito conferito a chiunque nella forma di un diritto economico, ogni persona, indipendentemente dalla propria condizione economica o dal fatto di possedere un lavoro, ha diritto a ricevere un reddito gratuito di ammontare omogeneo. Trattandosi di una “base”, tale misura costituisce un supplemento che non sostituisce, bensì si aggiunge al salario da lavoro e alle altre forme di remunerazione.
Ad esempio, se l’ammontare del reddito universale fosse di € 500, chiunque guadagnasse uno stipendio di € 1200 al mese vedrebbe il suo reddito aumentare fino a € 1700; nel caso invece perdesse il lavoro, il reddito di base di € 500 rimarrebbe comunque in forma incondizionata. Per questo motivo il Reddito Universale (UBI) è diverso dal Reddito di cittadinanza introdotto in Italia negli ultimi anni: mentre per ricevere quest’ultimo è necessario non avere altre forme di reddito e attivarsi per la ricerca di un nuovo lavoro, l’UBI è completamente incondizionato, viene dato a chiunque ed è corrisposto per tutta la vita. Il reddito di base quindi non deve sostituirsi allo Stato sociale, ma piuttosto completarlo e trasformarlo da uno Stato sociale assistenziale in uno Stato sociale emancipativo.

Come viene definito

L’UBI è definito dai seguenti quattro criteri:

  1. Universale: il reddito è versato a tutti, senza una valutazione delle risorse individuali. Non è soggetto a limiti di reddito, risparmio o patrimonio. Ogni persona, indipendentemente dall’età, dal ceto, dalla cittadinanza, dal luogo di residenza, dalla professione, ha il diritto di ricevere tale prestazione.
  2. Individuale: chiunque – donna, uomo o bambino – ha il diritto al reddito di base incondizionato su base individuale, poiché si tratta dell’unico modo per garantire la privacy e impedire il controllo da parte di altre persone. Il reddito di base incondizionato deve essere indipendente dallo stato civile, dalle forme di convivenza o dalla configurazione familiare, oppure dal reddito o patrimonio di altri conviventi o familiari. Ciò consente ai singoli di decidere in autonomia.
  3. Incondizionato: in quanto diritto umano e giuridico, il reddito di base incondizionato non è soggetto a nessuna condizione preliminare, che sia l’obbligo di svolgere un’attività lavorativa retribuita, di dimostrare la volontà di lavorare o di svolgere un lavoro socialmente utile.
  4. Sufficiente: l’importo dovrebbe consentire un tenore di vita dignitoso, corrispondente alle norme sociali e culturali del paese interessato. Dovrebbe prevenire la povertà materiale e offrire l’opportunità di partecipare alla vita sociale. Ciò significa che l’importo netto del reddito di base incondizionato dovrebbe essere almeno superiore alla soglia di povertà secondo le norme dell’UE, vale a dire corrispondere al 60% del cosiddetto reddito medio netto equivalente nazionale. Nei paesi in cui i redditi sono per lo più bassi e, di conseguenza, anche il reddito medio non è alto, per determinare l’importo del reddito di base si dovrebbe utilizzare un valore di riferimento alternativo (ad esempio un paniere di beni e servizi), al fine di garantire una vita dignitosa, la sicurezza materiale e la piena partecipazione alla vita sociale.

Parlarne è fondamentale per svariati motivi tra i quali il progressivo allargarsi nel mondo della differenza di condizione di vita tra la popolazione ricca e quella povera e la crescente innovazione tecnologica che rischia seriamente di incidere sull’impiego della popolazione nei prossimi anni e che, in assenza di provvedimenti, non può che condurre a un aumento della disoccupazione (soprattutto fra la popolazione non specializzata) e della povertà tale da mettere profondamente in crisi la struttura sociale.

L’introduzione del reddito di base incondizionato costituisce una misura cruciale per poter conseguire gli obiettivi di dignità umana, libertà ed equità che figurano nei testi fondamentali dell’Unione europea come la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che riporta i seguenti articoli:

  • Articolo 1 “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.” La dignità della persona deve comprendere la possibilità di vivere liberamente e in modo responsabile nella società. Il reddito di base incondizionato concede a ciascun individuo questa libertà e responsabilità, eliminando i vincoli esistenziali e amministrativi, nonché la possibilità di essere esclusi dalla vita sociale.
  • Articolo 5 “Nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio.” Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, per lavoro forzato o obbligatorio s’intende qualsiasi lavoro o servizio preteso da una persona sotto la minaccia di una punizione e per il quale detta persona non si sia offerta spontaneamente. (OIL, Convenzione sul lavoro forzato, 1930, n. 29).

In molti degli attuali regimi di reddito minimo e sistemi previdenziali le prestazioni possono essere revocate a determinate condizioni. Il reddito di base incondizionato abolisce tali pratiche, che costringono i beneficiari dell’assistenza (all’occupazione) condizionata ad accettare un lavoro che altrimenti avrebbero rifiutato. Allo stesso modo il reddito universale fornirebbe il potere contrattuale di dire “No” ai lavori più faticosi, alienanti o sottopagati. Diminuendo la quantità di persone disponibili a svolgere queste attività, l’effetto sarebbe un aumento dei salari di queste mansioni. In questo modo verrebbe riconfigurato il valore del lavoro: mentre infatti oggi i lavori più faticosi sono pagati meno o addirittura sottopagati, con il reddito universale ne verrebbe riconosciuto un valore maggiore attraverso una remunerazione più cospicua. Il reddito di base libera dalla pressione di dover accettare un impiego a qualunque prezzo e aumenta la capacità di negoziazione da parte dei lavoratori. È infatti inaccettabile che alcuni debbano lavorare in condizione di semi schiavitù. Come è egualmente inaccettabile che, pur di avere un lavoro e quindi la possibilità di sopravvivere, molti siano costretti a sottomettersi a condizioni umilianti o ad accettare contesti ambientali di lavoro (retribuzione, relazioni interpersonali con pari e superiori, locali insalubri, carenze nella sicurezza) assolutamente negativi quanto non in aperta violazione delle norme contrattuali o anche penali, come dimostrano i dati delle morti sul luogo di lavoro sempre più allarmanti. Il Reddito di base universale, tuttavia, è da molti considerato un’utopia perché finanziariamente insostenibile dal punto di vista delle risorse.

Secondo Andrea Fumagalli, economista e vice-presidente del Basic Income Network Italia, il costo complessivo per istituire un Reddito universale in Italia, per un ammontare almeno pari alla soglia di povertà relativa, sarebbe di € 480 miliardi all’anno, equivalente al 25% del PIL. Diverso scenario si avrebbe invece intervenendo, strutturalmente a livello distributivo tramite la tassazione. Nel mondo la ricchezza c’è ma è mal distribuita, dato che oggi, poco più dell’1 per cento della popolazione mondiale possiede la metà della ricchezza totale. È necessaria una redistribuzione delle ricchezze verso i più poveri, in maniera tale da diminuire le eccessive disuguaglianze oggi esistenti. È possibile approssimarsi alla realizzazione di una società solidale individuando dei giusti finanziamenti al reddito di base. ll pur enorme costo del reddito di base è auto finanziabile tramite il contemporaneo riordino di alcune voci dell’attuale bilancio dello Stato (bonus fiscale, finanziamenti all’assistenza e per il lavoro), la soppressione dei trattamenti fiscali sostitutivi e delle detrazioni fiscali, l’eliminazione delle varie agevolazioni erariali settoriali, l’aumento delle tasse patrimoniali già esistenti (sul risparmio e sulle successioni) e, eventualmente, una rideterminazione più progressiva delle aliquote dell’imposta sul reddito.

Esistono numerosi studi che illustrano diverse modalità per introdurre (gradualmente) e finanziare il reddito di base incondizionato. Quali ad esempio l’istituzione di un’imposta sui grandi patrimoni, la soppressione delle agevolazioni sulla Carbon Tax, la tassazione delle transazioni finanziarie e la tassazione dei proventi derivati dell’automazione dei processi produttivi.

Vivere in un Paese dove funziona un reddito di base non è un salto nel buio: esistono numerosi e sufficienti esperimenti su tale tema in paesi come India, Canada, Finlandia, Usa e Kenya. I risultati di queste prove, considerando in special modo quella in Kenya, dimostrano che le paure degli oppositori sono in gran parte destituite di fondamento. Anzi, l’istituzione del reddito di base mostra d’essere un’iniziativa che supera l’area dell’assistenzialismo puro per traboccare in quello dello sviluppo economico, sociale e personale di ciascuno. Si tratta, in concreto, di realizzare un reddito universale che, per chi ha redditi sufficienti, si tradurrà in una sorta di detrazione fiscale indiretta mentre per chi non possiede redditi a sufficienza per vivere con dignità, diventerà un’assegnazione netta. Secondo Soumahoro attivista sindacale e sociale leader del gruppo “gli invisibili in movimento” questo sostegno risponderebbe all’idea di un diritto di esistenza e darebbe nuova dignità a tutte quelle persone, soprattutto povere, accusate di trovarsi in stato di indigenza.

Un reddito di base universale significherebbe mutare il nostro paradigma di società; una società non più legata a logiche di profitto, ma al benessere dei membri che la compongono. Al contrario del reddito di cittadinanza italiano, la versione universale raggiungerebbe chiunque in quanto essere umano, senza vincoli legati alle proprie finanze, allo stato civile o alla ricerca di un lavoro e abbatterebbe le barriere che causano molte forme di ingiustizia sociale. Ne è un esempio l’aiuto che potrebbe dare alle persone che subiscono violenza economica dal partner.

Ci vuole un reddito che sia di esistenza e totalmente sganciato dal lavoro. Il salario minimo universale darebbe dignità alle persone e garantirebbe loro la possibilità di respirare e liberarsi dall’asfissiante condizione della precarietà, consentendo loro di uscire dalla miseria e osservare l’orizzonte con speranza. Il reddito minimo universale sembra uno strumento anormale, ma è qualcosa che deve entrare a far parte della nostra discussione quotidiana. È una questione di giustizia sociale, di dignità e servirà a ricordarci che facciamo tutti parte della stessa comunità umana.

Sitografia:
https://www.redditodibase.org/ https://europa.eu/citizens-initiative/initiatives/details/2020/000003_it
https://www.radiopopolare.it/reddito-di-base-universale-la-proposta-degli-invisibili-in-movimento/
https://www.micromega.net

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